Enogastronomia
Il commento del presidente nazionale Cristiano Fini sui dati positivi del XXII Rapporto Ismea-Qualivita
Sergio Ferroni

Dop economy: Cia, valore delle Ig strategico per lo sviluppo rurale

Le produzioni Dop e Igp sono il vero valore aggiunto dell’agroalimentare italiano, sinonimo di quella tracciabilità e qualità che dobbiamo continuare a sostenere con forza e, soprattutto, difronte alla crisi climatica. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, rispetto ai dati emersi dal XXII Rapporto Ismea-Qualivita sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole Dop, Igp Stg, presentato oggi a Roma.

“La Dop economy gode di buona salute, vale oltre 20 miliardi per una crescita del +52% in dieci anni, ma bisogna fare ancora molta strada -aggiunge Fini- perché sia garantita capacità produttiva agli agricoltori e incentivato il ruolo chiave della ricerca e dell’innovazione nei campi”.

A pochi giorni dall’Assemblea annuale di Cia - che ha rinnovato la necessità di un impegno serio per il rilancio delle aree interne sempre più a rischio spopolamento - importante, dunque, per Fini, che la Dop economy si confermi, malgrado le criticità congiunturali, un asset strategico del sistema produttivo nazionale, “espressione di un patrimonio che dà voce ai territori e che rappresenta di fatto un elemento di sviluppo rurale sostenibile grazie al loro impatto positivo sul piano ambientale ed economico, ma anche culturale e sociale. La mancata delocalizzazione rende le Ig una linfa per l’economia locale -precisa- soprattutto nelle zone più marginali del Paese, generando al contempo occupazione e lavoro".

“Non dimentichiamo - conclude Fini - la Riforma Ue delle Ig e la partita ancora tutta da giocare sul fronte della promozione del turismo enogastronomico, come anche a salvaguardia della trasparenza nei confronti dei consumatori. I prodotti Ig non sono semplici loghi da apporre in etichetta, ma strumenti dinamici di resilienza e sostenibilità economica dei territori, strategici alla competitività delle imprese e, prima ancora, alla tenuta del reddito che per spingere l’export delle eccellenze, avrà sempre più bisogno del riconoscimento del valore degli agricoltori lungo la filiera”. 

 

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