Cinema e teatro
Sergio Ferroni
Lo Spazio Diamante di Roma presenta “Chilometro 42” di Angela Ciaburri
Dalla prima infanzia alla pubertà, dal Liceo all’Università; Kathrine non è che il paradigma di una ragazza qualunque alla ricerca della propria identità. La vediamo affrontare i momenti cruciali della sua vita; le prime esperienze, la ricerca forsennata di modelli da seguire, la frustrazione nel non trovarli, la faticosa creazione di un proprio percorso, l’approdo nell’isola felice delle passioni.
E sarà proprio la sua più grande passione, la corsa, a renderla involontaria eroina di quella perpetua battaglia tra maschile e femminile.
La pièce è strutturata lungo tre piani narrativi, nei quali si avvicendano diversi personaggi, interpretati dalla stessa attrice: Kathrine, la narratrice, e altri, coprotagonisti di una biografia romanzata, che fa del passaggio da registri brillanti a registri drammatici il suo punto di forza. Il tutto è accompagnato da un musicista dal vivo che, oltre a una vasta strumentazione "classica", utilizza una loop station. Qui la musica non fa da mera colonna sonora, ma si interseca, fa da contrappunto; più che un monologo è un dialogo tra linguaggi diversi. La corsa, già di per sé, contiene una serie di metafore che vale la pena raccontare: “corsa” come viaggio, misura di se stessi, avvicinamento al trascendentale; nello spettacolo, infatti si corre: partiture fisiche, che declinano, in tanti modi diversi, questo sport nei suoi aspetti più tecnici e spettacolari. Ma, attraverso questo personaggio, che ha segnato profondamente il mondo dello sport ed il suo rapporto con la società civile, l’obiettivo è quello di interrogarsi su temi ancora scottanti, quali l’inclusione, il riconoscimento e la parità dei diritti. Qui, infatti, la corsa, più che oggetto della messa in scena, diventa allegoria: la ricerca della propria identità passando attraverso crepe, crisi e rotture. Siamo negli anni 60’, nel paese più all’avanguardia al mondo - gli Stati Uniti - molte cose stanno cambiando e importanti eventi, dalla guerra in Vietnam alla “Marcia su Washington”, catalizzano lo sguardo dell’opinione pubblica. In quegli stessi anni, silenziosamente, si fa strada una questione che solo decenni dopo avrebbe conquistato l’attenzione che merita: la parità di diritti fra uomini e donne.
La partecipazione di Kathrine Switzer alla Maratona di Boston non intendeva essere un atto di disobbedienza civile; ma il semplice conseguimento di un sogno: quello di prendere parte alla più antica manifestazione sportiva americana. Dopo i primi chilometri, tuttavia, realizza di essere stata ammessa per errore e che gli organizzatori non accettano donne all’interno della gara; tale è la loro opposizione, che il Responsabile della Maratona- JockSemple – scenderà personalmente in strada per escluderla (ricorrendo alla violenza fisica) fuori dal tracciato. Kathrine riuscirà a rimanere in gara e terminerà il percorso 3 ore più tardi, grazie alla tenace difesa del suo allenatore e alla sua straordinaria forza d’animo.
Era il 1967 e la sua iniziativa, coraggiosa e, almeno all’epoca, controversa, ebbe un effetto dirompente, sia nel successivo sviluppo del ruolo delle donne nello sport, sia, in maniera più vasta, nella lotta per l’emancipazione femminile in ogni ambito.
Spazio Diamante
Via Prenestina, 230/B 00176 Roma RM
prenotazioni@spaziodiamante.it
WhatsApp al numero +39 345 147 4533
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