Arte e cultura
L'esposizione presso l'oratorio della Chiesa di Sant’Eligio dè Ferrari in Via di S. Giovanni Decollato 9 a Roma
Elena Parmegiani

Iconografie in Dialogo, la mostra di Maurizio Meldolesi

L'antico oratorio della chiesa di Sant'Eligio dè Ferrari a Roma, in via di S. Giovanni Decollato 9, ospita la mostra "Iconografie in Dialogo" dell'artista Maurizio Meldolesi, una meditazione sull'eterno confronto tra sacro e profano, tra tradizione e contemporaneità, esplorando le complesse relazioni tra diverse forme di spiritualità visitabile fino al 3 maggio 2025 dalle ore 14 alle 19. Nell'anno giubilare, l'oratorio si trasforma in uno spazio di contemplazione ideale per riflettere sui propri modelli di fede e di comportamento. 

Il percorso espositivo si snoda in un dialogo visivo tra opposti. Tale percorso invita il pubblico a riflettere su come le immagini sacre tradizionali possano essere messe in relazione con simboli contemporanei, creando nuovi significati e suggerendo una continuità dei linguaggi visivi attraverso il tempo. 

Quattro opere dedicate alla vita di Sant'Eligio raccontano l'intera parabola esistenziale del santo, dalla nascita preannunciata da visioni profetiche fino alla morte circondata da fedeli e nobiltà. Queste opere incarnano il principio fondamentale dell'arte e della vita: come non esiste luce senza ombra né gioia senza dolore, così nell'espressione pittorica il chiaro e lo scuro creano l'armonia dell'insieme. In contrapposizione dialogica, si riflettono quasi a specchio i "Polittici alchemici" in versione pop, dove antichi idoli vengono reinterpretati attraverso figure dell'immaginario cinematografico. L'esperienza si arricchisce grazie alla realtà aumentata, che svela ulteriori livelli di lettura e significato delle opere. 

A presiedere questo dialogo visivo è la “Madonna con Bambino” collocata sull'altare – opera site-specific ora integrata nel complesso museale – che funge da punto di equilibrio e sintesi. La composizione unisce la tensione drammatica della Pietà michelangiolesca con la quiete contemplativa della Lattaia di Vermeer, mentre Il Bambino sembra librarsi senza gravità, richiamando la leggerezza che Caravaggio conferì al Bambino nella sua “Madonna dei pellegrini”.



 

 

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