
Arte e cultura
Sergio Ferroni
“Alfred the Gentleman. Dialoghi semiseri sulla vita, sul sole che sorge e sulle altre cose che contano”.
Sabato 1 febbraio 2025, nella Libreria “Caffè Letterario Mangiaparole” in Via Manlio Capitolino 7/9 a Roma, sede delle Edizioni Progetto Cultura, è stato presentata l’ultima opera dello scrittore, poeta e avvocato romano Roberto Croce, ormai noto anche su queste pagine: "Alfred the Gentleman. Dialoghi semiseri sulla vita, sul sole che sorge e sulle altre cose che contano”
Un’opera singolare, bilingue (testo inglese a fronte), che affronta in forma di dialoghi “semiseri” ed ironici una moltitudine di argomenti etici e filosofici di alto respiro, in tutto 80 temi “che contano” nell’esistenza di ciascuno di noi e che caratterizzano il moderno “gentleman”: termine che in realtà, come precisato dall’Autore, non ha alcuna caratterizzazione di genere ma si riferisce all’eleganza e alla gentilezza dello spirito.
La calda ed accogliente atmosfera del Caffè Letterario Mangiaparole si è trasformata per una sera - con la sapiente regia dello stesso Roberto Croce - nella rappresentazione teatrale del salotto dipinto dalla pittrice Liesbeth Veltkamp sulla suggestiva copertina del libro. Atmosfera, questa, altrettanto impeccabilmente descritta nell’estratto della prefazione della scrittrice Luciana Vasile, che ne ha curato la prefazione, riportata sul retro della copertina.
“Siamo in Inghilterra. L’atmosfera è rarefatta e senza tempo, lo spazio la calda luce che emana dalla fiamma che arde in un caminetto, in mano una tazza di tè. Tutto è calmo e invita alla meditazione. […]
I dialoghi sono brevi… Poche righe di estrema sintesi per lanciare lo strale. A volte colpisce l’anima oppure la ragione, a volte il cuore e i sentimenti, o ancora la sensibilità. In definitiva tutto ciò che è dentro portarlo, senza paura, fuori, tenerlo nel cavo della mano e guardarlo negli occhi con tutta la nostra benevolenza attraverso il beneficio del dubbio e la predisposizione alla tolleranza. Questa l’indicazione dell’Autore tramite le parole di Sir Alfred.
Occasione per ponderare. Per riflettere sulla vita e i suoi aspetti più profondi. […] Insomma un libro dove protagonista è l’anima ubriaca di sogni, vademecum il cuore. Dove il buio del tramonto non è altro che l’annuncio della luce dell’alba.”
Le presentazioni dei libri di Roberto Croce sono sempre dei veri e propri eventi-spettacolo.
E anche questa volta l’Autore è riuscito a tenere il pubblico emotivamente rapito fin dalle prime note della sigla musicale che ha aperto quella che si è rivelata una vera e propria “commedia filosofica”, recitata a dovere in dodici dialoghi dagli impeccabili attori Angelo Blasetti (Sir Robert) e Mario Migliucci (Sir Alfred) dentro una soffice atmosfera di note jazz, impreziosita dalle appassionate relazioni di Luciana Vasile ed Elisabetta Di Iaconi (quest’ultima, autrice delle note critiche in calce all’opera).
Ma il culmine emotivo della serata si è raggiunto con il discorso conclusivo dello stesso Autore, che per il suo spessore culturale non possiamo non riportare testualmente per esteso.
“Sapete perché ho scelto come sigla iniziale la celebre canzone dei Beatles “The long and winding road”? E, come sigla finale che fra poco ascolterete, il brano dei Genesis “Afterglow”?
Certo, direte, per introdurvi a / o per salutarvi con / un clima tipicamente britannico, che fa da sfondo ai miei personaggi immaginari, Sir Robert e Sir Alfred.
Non solo per questo.
I Beatles raccontano di una strada lunga e tortuosa che, però, conduce sempre davanti alla stessa porta. Un amore perduto?
Anche i Genesis raccontano di un uomo smarrito per aver perso l’amore. “Cercherei ovunque solo per sentire la tua chiamata, camminerei su strade straniere piuttosto che su questa”, canta Phil Collins.
Ecco, succede nella vita di smarrire il bene per noi più prezioso, e di cercarlo per strade lunghe e tortuose.
Ma nella mia metafora non mi riferisco all’amore, ma al senso della nostra esistenza.
Qual è questo senso?
Se lo sono chiesto schiere di filosofi e pensatori di ogni epoca.
Dante si trovò in una selva oscura e dovette attraversare l’inferno, il purgatorio e il paradiso prima di tornare a riveder le stelle.
E prima ancora, Ulisse - ricordate l’Odissea? - lasciò i piaceri dell’isola di Ogigia e i favori della dea Calipso per affrontare la tempesta, pur di tornare a casa dalla sua Penelope, dal figlio Telemaco e dal fedele cane Argo.
“Casa”…
Cosa voleva dirci Omero?
Qual è la nostra vera casa?
Io trovo una sola risposta: l’umanità.
Ci sono mille altri esempi letterari e filosofici, ma i tempi che viviamo sembrano non lasciare più spazio alle domande, alla riflessione, all’auto-determinazione verso una crescita personale che traduca in azioni concetti come virtù, condivisione, fratellanza, generosità, sensibilità.
La nostra epoca ha smarrito il senso dell’essere in favore di quello dell’avere.
L’uomo sembra programmato per una grande catena di montaggio dove l’unico scopo dell’esistenza è il consumo.
Consumo di beni e di servizi, consumo di affetti e di relazioni, nella ricerca spasmodica e sempre insoddisfacente, o sempre insoddisfatta, della felicità del momento. Se n’è accorto anche il filosofo Galimberti, chiedendosi cosa direbbero gli antichi greci - ai quali dobbiamo le categorie del pensiero - di fronte alla nostra realtà del 2025.
“Un mondo in cui la tecnologia ha preso il posto della riflessione, in cui l’immediatezza delle risposte ha ucciso la profondità delle domande”. (…) Aristotele ci ricorderebbe che il fine ultimo dell’uomo è la felicità, ma non quella superficiale del piacere immediato: la felicità che deriva dalla virtù, dal vivere secondo il proprio telos, il proprio scopo.” (…) Abbiamo bisogno di recuperare il tempo per riflettere, per dialogare, per chiederci cosa significhi vivere una vita buona, non solo produttiva.”
Buona e felice, secondo la definizione che ne diede lo scrittore Gianni Rodari: “Forse la felicità sta nel fare le cose che possono arricchire la vita di tutti gli uomini”.
Ecco allora il senso della frase finale di Sir Alfred, che conclude il mio libro: “è difficile incrociare lo sguardo di un cuore”.
Perché un cuore che batte ce l’hanno tutti gli esseri viventi, ma un cuore che sappia guardare e vedere è solo un cuore cosciente della propria umanità.
Nel primo dialogo, quello che apre il libro, Sir Robert chiede se vivere non sia sufficiente per esistere. Sir Alfred risponde di no. È la coscienza che indirizza le azioni e ci fa crescere. Che ci fa davvero esistere, dal latino ex (fuori) e sistere (porre, collocarsi).
Esiste chi viene fuori dal vivere ordinario, dalla catena di montaggio di cui parlavo prima.
O, per citare l’antico mito di Platone, dalla vita come caverna in cui siamo tutti prigionieri con la faccia verso il muro, davanti ad una falsa realtà che crediamo vera e che assecondiamo acriticamente.
Esiste chi sappia discernere la scala dei valori che arreda la nostra vera casa, quella che non dobbiamo mai dimenticare o dalla quale non dobbiamo mai allontanarci: la casa dell’umanità.
A volte la strada per ritrovarla può essere lunga e tortuosa, ma vale la pena percorrerla.
‘Alfred the gentleman’ non possiede tutte le risposte. Anzi, credo che abbia il solo merito di porre delle domande. Ma è un libro aperto, perché stimola il lettore a cercare da sé altre domande.
Ma, citando ancora Galimberti, “I libri non servono per sapere ma per pensare, e pensare significa sottrarsi all'adesione acritica per aprirsi alla domanda, significa interrogare le cose al di là del loro significato abituale reso stabile dalla pigrizia dell'abitudine.”
Spero che, leggendolo, ciascuno di voi sappia trovare le giuste domande da porsi nella vita.
Se ci sarà riuscito, un po’ il merito sarà stato anche di Sir “Alfred the gentleman”.
Siamo convinti che “Alfred the Gentleman” saprà stimolare la curiosità intellettuale dei lettori e, perché no, illuminare quel percorso “lungo e tortuoso” che, come afferma l’Autore, conduce al vero senso della vita, la “casa dell’umanità”.
Roberto Croce, avvocato del Foro di Roma, cassazionista e Solicitor of England and Wales (n.p.), ha pubblicato “La libertà di amare. Romanzo emozionale in chiave poetica” (Ciampi, 2019), “Parole di favole e favole di parole” (Porto Seguro, 2022), “L’illusionista” (Affiori-Giulio Perrone, 2023), “Il giardino del cuore” (Ed. Progetto Cultura, 2024) e “Alfred the gentleman. Dialoghi semiseri sulla vita, sul sole che sorge e sulle altre cose che contano” (Ed. Progetto Cultura, 2024). Ha partecipato a diverse antologie ed ha ricevuto il Premio Internazionale Spoleto Art Festival per la Letteratura 2022, 2023 e 2024 e numerosi altri riconoscimenti, fra cui la menzione del Premio Internazionale La Ginestra (2024), quella per meriti letterari dall’Accademia Tiberina (2024) e, ora. il Premio Europeo Oscar Wilde (2024).

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