
Arte e cultura
Redazione
Orestiadi Francesca in Clitennestra esce dalla scultura di Arnaldo Pomodoro e Roberto Bilotti
Nel 1983 fonda con Emilio Isgrò «Le Orestiadi di Gibellina» tra le rovine del paese distrutto dal sisma del gennaio ’68. In successive occasioni Francesca mise in scena l’Orestea di Eschilo in un originale impasto linguistico di italiano, siciliano e altri idiomi. Inaugurava un inedito spazio teatrale segnando una svolta epocale negli spettacoli classici, non solo in Italia. Quella rappresentazione resta nella storia per la grande portata simbolica e la rilevanza dei contributi artistici, la ricchezza delgli intrecci linguistici e la forza dell’ambizioso impianto corale.
Francesca è Clitennestra, con una potenza emotiva e caratteriale, esce dalla monumentale scultura conica di Arnaldo Pomodoro, in un paesaggio desolato di rovine, che si scompone, si "rompe" e si apre scoprendo nelle viscere i meccanismi interni. Un contrasto tra la levigatezza della forma e la complessità d'ingranaggi di macchinari nascosti dell'interno. Un rigoroso "spirito geometrico", teso all'essenzialità volumetrica tutto si svolge all'interno nelle "viscere". La scultura di Gibellina si porta dentro un'aspirazione e un destino di libertà, racchiuse dalle pareti lisce e lucenti, da nitidi volumi, perfettamente delineat intrisi di una sacralità arcaica, come un demiurgo platonico, fa "generare" il reale per raggiungere nuovi accenti di poesia e di vita.
Francesca è tornata, tenendo alto il fuoco sacro che l'ha posseduta, alle Orestiadi nel 2018 con un indimenticabile lettura della “Gibella del Martirio” di Emilio Isgrò, in occasione del cinquantesimo anniversario del terremoto. “Gibella del Martirio" esalta la sofferenza come impulso di trasformazione: il seme che si spacca per sprigionare vita.
L’Orestea segna idealmente l’inizio di una profonda germinazione di incontri culturali tra artisti, architetti, musicisti, poeti, contadini, artigiani, operai, donne e giovani che insieme rifondano la città e riscoprono l’eternità di Arte e Bellezza: sulla traccia delle radici della loro identità e della loro storia per approdare al genius loci. Gibellina si colloca tra le piu` vivide e originali esperienze culturali della seconda meta` del ’900 in Europa, storie d’arte, di uomini e di tremori della terra siciliana, rappresentano un inedito laboratorio antropologico della cultura contemporanea. Gibellina e` un luogo concettuale e al contempo reale dove si confrontano e dialogano architettura, scultura e pittura in una realta` nata da una straordinaria storia di catastrofi, di rinascite e di utopie possibili. E' anche una citta` ideale che con il suo museo e le sue opere d’arte distribuite nel tessuto urbano, si propone come modello di rinascita umana nella quale si sperimentano la contaminazione e la convivenza di linguaggi creativi diversi.
Una vita piena di valori in un tragitto lungo e impegnativo. Francesca con l'intelligenza del pensiero, è stata la protagonista del teatro italiano attraversando tutte le mode, anticipando sempre, sorprendendoci ogni volta. Ha saputo unire tecnica, sensualità, ironia, stile, cultura con una classe ineguagliabile.
Ancora in Sicilia, Francesca, con creatività furibonda che obbliga i registi e operatori a esplorare strade sconosciute. Al Teatro greco di Siracusa è’ stata una straordinaria Medea di Seneca oltre a Edipo a colono, Edipo Re , Le Supplici di Eschilo con la regia di Otomar Kreka. Mentre nel 2002 interpreta «Medea» di Euripide con la regia di Sebastiano Lo Monaco, con straordinaria visione e altrettanta determinata passione ha trasformato la scena in un percorso interiore alla ricerca della propria spiritualità legata alla carnalità traducendo in genialità e grandezza la propria anima e personalità ricercata nell'arte. Il suo impegno, rappresenta a pieno quello spirito di ricerca che non poneva limiti a se stessa e agli autori ai quali chiedeva di andare sempe più in alto contagiando, ipnotizando, il pubblico che l'ama. Ancora a Siracusa nel 2004 è «Giocasta» per la regia di Roberto Guicciardini.
Una vita eccezionale di rinnovata piena giovinezza che non ha mai perduto, ricca di continui successi in radio, cinema, televisione, teatro, fuori da ogni schema interpretativo e regola, tanto da ammaliare autori estremi come Pasolini e Testori. Magnifica, anzi unica, nei grandi personaggi della tragedia greca, Ifigenia, Medea, “Antonio e Cleopatra” di Shakespeare regia di Giancarlo Cobelli, fino a Lucreazia Borgia. Per tutti la divina Francesca, considerata tra le più grandi attrici, simbolo del teatro moderno anche nei suoi aspetti più enfatici , vince la “Maschera con Lauro d’Oro”, con il “Macbetto” scritto per lei da Testori autore che la accompagnerà anche nella sua ultima apparizione con una versione unica di “Erodiade” con la regia di Marco Carniti che l’ha seguita negli ultimi dieci anni di carriera interpretando anche Pasolini e Beckett. La scomparsa di Francesca Benedetti è un profondo dolore personale e una grande perdita per il Teatro Italiano. Il suo nome vive nel suo operato e nella passione espressa delle sue straordinarie interpretazioni.
"Francesca ha chiuso sul palcoscenico la sua stagione creativa, circondata da un muro d'amore, salutando il suo pubblico con lo slancio di sempre": "Io non sono più Erodiade e nemmeno la sua parola. Sono, adesso, veramente e per sempre l'ombra" (Erodiade di Giovanni Testori).
"Mi sono prodigata nella ricerca più libera e sfrenata. Superare il senso del limite e qualche volta della sopportabilità è sempre stato il mio dogma. Voglio sempre lasciare aperte le porte all'indicibile ed all'innnestabile. E rispettare la parola in tutta la sua ampiezza relazionale e magica. Questo è quello che vorrei rimanesse si me, insieme alla mia tensione precisa, vitalissima che possiedo tutt'ora insieme alla capacità di oppormi, di resistere e alla fine anche di consentire. Caro teatro quanta estasi e quante lacrime".
Roberto Bilotti Ruggi d' Aragona

Redazione di LN International
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